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In quali forme la violenza delle donne è attestata nelle letterature del Medioevo? Convenzionalmente, il tema è tabuizzato. E, tuttavia, in un secolo violento, anche le donne sono capaci di essere violente: di un'aggressività specifica, però, che ha modi, retoriche e tipologie diverse da quella maschile. Non fa eccezione neppure la virago, nella cui androgina violenza resta, comunque, una cifra femminile a individuarla, a distinguerla e a identificarla come muliebre. Numerosissime, sono le varianti fabulatorie sul tema: dalla storiografia alla mitologia, dal folclore all'agiografia e oltre. Indagare la fenomenologia letteraria della violenza femminile nel Medioevo porta a sorprendenti scoperte: per esempio, se è vero che i racconti di violenza muliebre sono, perlopiù, espressione di uomini scrittori e quasi mai di donne, è altrettanto vero che, a ben vedere, nelle pieghe di quei racconti, molto spesso, quegli stessi autori hanno offerto la chiave per interpretare e giustificare, almeno in parte, lo scatenarsi dell'aggressività femminile. Medea docet. Accusare a priori i racconti medievali di violenza muliebre d'essere ipostasi di misoginia, pertanto, è sbagliato e accecante. «Ricerche Intermedievali» fa il punto sui grandi interrogativi della cultura medievale, sgombrando il campo da ogni pregiudizio. Studiosi di diversa estrazione (tardo-antichisti, mediolatinisti, romanisti, germanisti, bizantinisti, umanisti, filosofi, semiologi, storici, storici dell'arte, etc.) qui confrontano opinioni, prospettive e informazioni per «conoscere il Medioevo attraverso i Medioevi» e ridurre per via interdisciplinare paradossi e distanze della cosiddetta «Età di Mezzo».